Open Day 27 novembre sei lezioni anti stress.

Sabato 27 novembre terremo una giornata di lezioni a offerta libera, presso il Centro Satyananda di via Pergolesi 9 a Milano, per insegnare a gestire lo stress.
Per iscriversi basta inviare una email a garuda.virasadhana@gmail.com, specificando la lezione (o le lezioni) a cui si è interessati.
Gli insegnanti del Centro che si alterneranno nella conduzione delle lezioni vi mostreranno alcune tecniche semplici e accessibili da introdurre nella vostra vita quotidiana per eliminare l’ansia, migliorare la qualità del sonno e mantenere la propria positività, anche nelle giornate complicate.
Quindi non solo Asana.
Per la maggior parte delle persone, anche molti praticanti, lo Yoga è essenzialmente una ginnastica dolce, qualcosa di indicato soprattutto alle donne. E naturalmente non c’è nulla di male nel considerare gli asana una forma di stretching per prevenire stiramenti muscolari e mantenere il corpo flessibile. Gli Asana hanno anche questo effetto.
Ma identificare le posizioni con tutto lo Yoga, e praticarle come una ginnastica da anziani e fanciulle, è sprecare una (innumerevoli) potenzialità.
Lo Yoga non agisce solo su articolazioni e muscoli. Dialoga con il cervello, ne modifica la struttura visibilmente, altera gli stati di coscienza.
Esiste una ricca bibliografia sull’argomento. Mi limito a un paio di esempi.
Ormai cominciamo a conoscere quali regioni del cervello vengano alterate dal disturbo post traumatico da stress, crisi di panico, ansia generalizzata, depressione bipolare e alcune altre psicosi. Stati che determinano per altro anche un “insulto pro infiammatorio” e colpiscono l’Ippocampo riducendo la formazione di nuovi neuroni e quindi la plasticità del cervello.
Studi scientifici degli ultimi anni hanno dimostrato che lo Yoga modifica la circuiteria cerebrale e riduce l’insulto pro infiammatorio.
Modifica visibilmente le dimensioni del Talamo, struttura che nei depressi si riduce ma può tornare alle dimensioni originarie con tecniche che chi fa Yoga pratica quotidianamente.
I pazienti depressi registrano una ridotta attività nella corteccia prefrontale sinistra, proprio quell’area che dà un contributo specifico alla nostra vita emotiva: la capacità di provare emozioni utili a perseverare nel raggiungimento di un obiettivo.
Uno yogi parlerebbe di squilibrio Ida-Pingala.
Vale la pena ricordare che, secondo i testi classici dello Yoga, la prevalenza costante di Ida rende più introversi, chiusi, meno portati ad aprirsi al mondo.
I profili psicologici resilienti (più rapidi a riprendersi dalle avversità), mostrano un maggior numero di connessioni (assoni) tra corteccia prefrontale e amigdala (quest’ultima si attiva quando ci sentiamo minacciati, spaventati).
È stato dimostrato che queste connessioni sono in grado di “calmare” l’amigdala mantenendo l’individuo focalizzato sui propri obiettivi e mantenendone alte le motivazioni.
Ricchezza o povertà di queste connessioni, indipendentemente dalla situazione alla nascita, non rappresentano una condizione irreversibile.
Abbiamo dunque il potere di plasmare il nostro cervello e vari studi hanno dimostrato che Asana, Pranayama, Pratyahara, Dhrana e Dhyana aumentano il numero di queste connessioni “benefiche”.
“Lo Yoga non può fornire una cura per la vita, ma presenta un metodo efficace per affrontarla” (Paramahansa Satyananda)