Lo Yoga ai tempi della collera.

Il 16 luglio 2021, il sito del Corriere della Sera ha pubblicato questo articolo di Emanuele Trevi, sui “no vax che non ti aspetti”.
Nel sommario un virgolettato più all’insegna del pregiudizio e delle generalizzazioni, che della informazione:
«Covano un sordo rancore nei confronti della scienza (e si fidano dei consigli dell’insegnante di yoga). Ignorano che l’essenza della democrazia è fidarsi di chi sa».
Insegno Yoga e non mi sono mai sognato di consigliare a qualcuno di non vaccinarsi.
A dire il vero non ho nemmeno mai cercato di convincere qualcuno a vaccinarsi.
Perché? Non voglio schierarmi?
No, perché non ho competenze specifiche.
Insegno Yoga. Non sono un medico, e non sono nemmeno un avvocato.
Va anche detto che l’avere delle competenze specifiche non implica automaticamente da quale parte schierarsi.
Ho parlato di vaccino e green pass sia con medici, sia con avvocati.
In entrambi i casi ho trovato punti di vista molto diversi.
Però Emanuele Trevi nel suo sommario ha tirato in ballo gli insegnanti di Yoga. Non i medici, non gli avvocati.
Trovo anche molto discutibile la frase “l’essenza della democrazia è fidarsi di chi sa”. Approfondire il punto mi porterebbe troppo lontano.
Ma vi invito a riflettere sulla debolezza pericolosa di una simile definizione.
Fidarsi di chi “sa”, incondizionatamente, mi pare l’anticamera dell’assenza (più che l’essenza) della democrazia.
Torniamo allo Yoga e ai tempi della collera.
Nella pagina Facebook che gestisco per l’associazione Yoga Virasadhana, ricevo ultimamente molti insulti, invettive e accuse di incoerenza, perché chiediamo il green pass.
Un vero bagno di rabbia.
Non è un problema.
Evidentemente sono in tanti a essere d’accordo con Emanuele Trevi. Tutti pieni di collera da scaricare sul primo che passa. E per questa non ci sono mascherine.
Però mi ha fatto riflettere un thread che mi ha procurato vari messaggi da entrambe le fazioni. Pieni di rabbia, anche da parte di chi sosteneva giusta la nostra richiesta del green pass.
In genere non ho risposto.
A parte Anna (nome fittizio).
Ecco il nostro dialogo.
-complimenti per la coerenza. Il green pass è discriminatorio oltre che inutile. E volete pure insegnare qualcosa (emoji sbadiglio)
-Anna, qui si parla di Yoga. Per i comizietti può sicuramente trovare migliori platee.
-incoerenti e altezzosi. Non c’entra nulla la platea. Dovreste vergognarvi a predicare lo yoga e poi fare discriminazioni quando la corte europea si è già espressa a riguardo. Il karma vi renderà quello che avete prodotto.
-io invece spero che lei stia comunque bene.
-il mio augurio è di raccogliere il Karma dovuto alle azioni che avete seminato.
-Anna, non sappiamo nulla di Karma. E non sappiamo in questo frangente quale sia la parte “giusta”.
Sicuramente questa non è la sede giusta per dibattere su un tema lacerante. Dopo l’uscita del decreto io ho confessato alle mie colleghe insegnanti la mia personale perplessità: “questo decreto mi chiede di fare il controllore e non è giusto”.
Hanno capito il mio disagio, ma come associazione abbiamo dovuto votare una linea. Il voto ha riflesso le attuali percentuali tra “vax” e “no vax”: 67% vs 33%. Ma nel nostro caso i votanti erano tutti vaccinati. Io stesso sono vaccinato.
Lo Yoga non è qualcosa che si “predica”. Non è una religione. È più una ricerca e deve essere individuale. Io mi limito a trasmettere le “tecniche” che mi hanno insegnato per consentire, rendere più possibile, questa ricerca individuale: yama, nyama, asana, pranayama, pratyahara, dharana, dhyana.
Il primo degli yama si chiama ahimsa. Significa non violenza (non solo fisica ma anche mentale, implica quindi anche la gestione e l’indirizzamento della rabbia). È molto difficile praticare costantemente questa assenza di violenza. Lei a un certo punto mi ha dato dell’altezzoso. Devo dedurne che qualcosa nella mia risposta sia stato considerato aggressivo, quindi violento. Probabilmente la parola “comizietti”. In tal caso mi scuso.
Non mi ha fatto paura il Covid, e non è per la paura di prenderlo che mi sono vaccinato. Ma mi preoccupa questa crescente aggressività che percepisco e questo dividersi necessariamente in due schieramenti “l’un contro l’altro armati”.
Yoga significa unione.
Diavolo deriva invece da διαβάλλω, che in greco antico significava “dividere”.
L’aspirazione a unire e quella a dividere sono entrambe parti di noi.
Non so nulla di Karma, ma so che perderemo tutti se prevarrà la seconda parte.
“e allora se hai visto che non era giusto lo fate lo stesso”. Se dovessi fare un ritiro yoga, da voi mai.
-Anna, grazie per la promessa.
Anna (nome fittizio) sembra ora non volere mantenere la sua promessa e mi chiede, per favore, di metterle per iscritto che non può partecipare al nostro ritiro in Ashram perché il green pass è obbligatorio.
Anna (nome fittizio) non è ignorante e non è di destra. Ha un master in disaster management nella migliore università italiana.
Non è nemmeno un’insegnante di Yoga.
Spiegatelo a Emanuele Trevi e ai semplificatori (sono tanti, troppi) come lui.
Io ho scelto di vaccinarmi ma non critico la posizione contraria. Penso che chi sceglie di opporsi al vaccino se ne debba assumere rischi e responsabilità, esattamente come io mi sono preso i rischi legati alla somministrazione di due dosi del vaccino (Pfizer) meno testato nella storia dell’Umanità.
Non mi fa paura il Covid. Due anni fa sono stato operato di cancro e in quel caso le statistiche erano decisamente meno favorevoli.
Ma temo, per i miei figli, la disgregazione sociale derivante dalla collera. Temo l’attitudine a cercare i colpevoli di una tragedia in chi la pensa diversamente.
Temo l’odio crescente di cui in troppi sembrano preferire nutrirsi anziché godersi il fatto di essere ancora vivi.
Perché il sordo rancore a cui fa riferimento Emanuele Trevi nella sua superficiale riflessione, è diffuso in ugual modo tra chi si è vaccinato e chi ha scelto di non farlo.
E contro di questo non c’è nessun vaccino, o non vaccino, che possa salvarci.